Ovvero come una bambina degli anni '80 abbia trovato il suo scopo
Ho passato la mia infanzia negli anni ‘80 a Bologna. La città -destinazione universitaria da sempre- era un mosaico di giovani colorati che aderivano alle più svariate controculture. Il ricordo più vivido è quello di un gruppetto di punk con la cresta che vedevo tutte le mattine in un parchetto sulla strada per andare a scuola.
All’epoca vivevo in un grande appartamento del centro pieno di libri. Ce n’erano di molto antichi e polverosi che venivano dalla biblioteca di mio nonno e di più nuovi, che si impilavano velocemente nello studio di mio padre, filosofo. Circondata da tutti questi libri provavo però una grande solitudine: i miei genitori erano troppo presi dalle loro attività per dedicare tempo sufficiente a me. E in più, in casa, si respirava molta imprevedibilità, con reazioni difficili da navigare per una bambina curiosa e vivace come me.
Ho sempre cercato la spiritualità, sperimentando fin da molto piccola momenti di grande connessione con l’infinito, che mi facevano nuotare in un mare di calma. Chiudevo gli occhi e mi trovavo in questo spazio enorme dove però mi sentivo accolta e al sicuro. Dove non mi serviva nulla. Purtroppo però, non sapevo bene come replicare questa esperienza.
Dopo qualche anno di pratica di yoga, nella primavera del 2005, quando mi ero appena trasferita a Milano per dare inizio alla mia carriera nella comunicazione, ho partecipato ad un ritiro di yoga molto intimo sui colli di Bologna, dove ho incontrato quello che ho è stato il mio maestro per più di 15 anni.
In quell’occasione ho ritrovato l’infinito, e per giorni lacrime di gioia mi scorrevano a fiotti senza che io potessi dare un nome a quell’esperienza.

Dal giorno in cui è terminato il ritiro in avanti ho iniziato a praticare Yoga usando un solo DVD che conteneva 3 pratiche di quel maestro. Al tempo non c’erano le piattaforme online: non c’era nemmeno FB! Quella per me era l’unica possibilità di connettermi profondamente con quell’esperienza.
Negli anni seguenti la vita mi ha portato a vivere in tante grandi città diverse oltre a Milano (New York e Rio) e lì ho provato tanti diversi stili di Yoga, ma non riuscivo a trovare quell’esperienza originale del 2004, che potevo rivivere solo con quell’unico, prezioso DVD.
Quell’esperienza seminale ha dato avvio ad una trasformazione, regalandomi lo Yoga come fedele strumento nel corso della vita. Anche negli anni di lavoro corporate la pratica era il mio porto sicuro. Finché, un giorno, ho avuto un burnout e ho deciso di dedicare tutta la mia vita allo yoga e al benessere, tanto da finire addirittura a lavorare per l’organizzazione spirituale del mio maestro indiano.
Passavo tanto tempo nel suo Ashram in India e posso dire che lo considerassi come casa. E ovviamente pensavo di essere arrivata, che quello fosse il mio dream job. Finalmente potevo aiutare gli altri a trovare la loro versione dell’infinito!
Mentre lavoravo per l’organizzazione di yoga del mio maestro ho anche intrapreso un percorso di analisi Junghiana. Ho sperimentato come la combinazione tra yoga e psicoanalisi mi portasse a trasformazioni incredibili. Curiosa di capire il perché, ho deciso di studiare e dare alla mia mente scientifica anche una spiegazione razionale. E ho trovato l’approccio allo Yoga Trauma Informed e Trauma Sensitive.
In quello stesso periodo avevo proposto al mio maestro di creare un podcast, ma lo vedevo restio… e quindi ho preso coraggio a due mani e deciso di farlo io. Così è nato Self Tune Podcast: ho preso in mano un microfono e per la prima volta ho iniziato io a parlare io in prima persona, invece che stare dietro le quinte come avevo sempre fatto. Non mi ero mai sentita a mio agio nell’essere al centro dell’attenzione. Ma questo percorso di empowerment grazie al mio podcast, allo studio e alla pratica dello Yoga ha però iniziato a mostrarmi come forse il mio “dream job” non fosse esattamente un punto d’arrivo, ma solo una transizione.
Per questo, dopo mesi di dialogo interno, accompagnati dal mio microfono, dal mio studio dello yoga trauma sensitive e dal mio empowerment personale, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni, “uccidendo” in senso metaforico non solo quello che consideravo il mio Guru, ma anche scegliendo di uscire da tutta la mia comunità spirituale. Non è certo stata una decisione facile. E, dopo 3 settimane, all’improvviso, è anche mancato mio padre.
Questi due eventi così ravvicinati hanno creato un vero e proprio Tsunami nella vita che conoscevo.
Ma avevo Self Tune: un podcast, una piattaforma, un progetto.
Ho iniziato ad essere regolare nella pubblicazione degli episodi, che erano completamente autoprodotti e registrati dal mio appartamento di Milano, semplicemente con un computer e un microfono nemmeno troppo professionale.
Questa regolarità per me è diventata una vera e propria pratica e non solo mi ha supportato nello studio dei temi che di volta in volta volevo affrontare, ma soprattutto nell’incarnare la mia identità di insegnante e guida al 100%. Non avevo più bisogno di cercare esternamente, il mio Guru sono diventata io. Self Tune aveva fatto la sua magia: mi aveva trasformato da allieva perenne ad insegnante.
Gli episodi della mia vita mi hanno catapultato nel sedile del guidatore e mi hanno portato a credere nella mia capacità non solo di trasformare me stessa, ma di aiutare anche gli altri a farlo.
Vedo tanto dolore attorno a me. Tanta disconnessione da Sé stessi, tanta difficoltà per le persone a creare strumenti efficaci, duraturi e sostenibili per prendersi cura di sè. E tanta separazione tra la nostra vera identità infinita e gli altri. Ma vedo anche tanta inaccessibilità e discriminazione rispetto a chi ha veramente accesso a un certo modo di prendersi cura di sé. Per questo voglio portare lo Yoga, una disciplina di trasformazione personale, in maniera compassionevole e accessibile a tutti coloro che non hanno sperimentato l’autentico potenziale. Voglio aiutare le persone a prendersi cura di sé. A sedersi nel posto del guidatore della loro vita.
L’approccio Trauma Informed allo Yoga nasce con l’intenzione di essere di sostegno a chiunque, proprio perchè non dà per scontato niente e si adatta all’esperienza del singolo. Per chi ha invece necessità più individuali si espande nella pratica Trauma Sensitive Yoga, offerta ai singoli per supportarli in particolari momenti della vita.
Non importa che tu scelga di praticare yoga terapeutico in gruppo o in maniera individuale, io voglio comunque mostrarti come può diventare anche una pratica spirituale. Nel momento in cui abbattiamo le barriere interne che offuscano l’esperienza della nostra vera identità, scopriamo un’esperienza di vita più autentica e soddisfacente.
Con grande rispetto per ciò che mi è stato trasmesso, metto in connessione antichi insegnamenti con le moderne neuroscienze intessendo un’esperienza trasformativa che sia di supporto a chi pratica e chi insegna.
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